Buoni pasto
È trascorsa una settimana dal famoso contratto che non rispetta economicamente quanto detto al colloquio.
Giorgio ha mediato per me con i due soci e alla fine niente brevi manu, Rasputin non vuole assolutamente, ha paura delle mie origini napoletane e che possa in qualche modo denunciare la cosa. (Ci sarebbe ben altro da far presente)
In alternativa si è optato per i buoni pasto. Immaginate la mia faccia quando me lo hanno comunicato. Vivo con i miei suoceri per cui di norma non faccio la spesa grande, quella per campare una settimana o più. Capita che compro qualcosa di sfizioso da cucinare nel momento in cui a me e R. viene voglia di mangiare altro dai soliti piatti. Compro uno shampoo particolare, un bagnoschiuma diverso. Se dovesse mancare qualcosa e mi capita di passare al supermercato la prendo, ma la mia spesa si limita a questo.
Insomma sti buoni pasto proprio non se ne scendono perché per me sono soldi in meno nel portafoglio. Tra le altre cose chissà quando mi arrivano.
Ragionandoci su, meglio questo che avere una somma mancante, poi a come trasformare i buoni in cash ci penso io. Peccato che non ho capacità divine altrimenti li avrei anche moltiplicati!
Nel frattempo il contratto anomalo era diventato un caso di stato in famiglia. Questi erano i pensieri prima che comunicavo la risoluzione del problema attraverso l’integrazione di buoni pasto:
-mio padre suggeriva di attendere e che se avevano detto una cifra non potevano non darmeli e se non avessero voluto darmeli erano poco seri, quindi meglio lasciar perdere;
-mia madre viaggiava su una lunghezza d’onda differente “Zeta lo so che hai bisogno di soldi ma è meglio che tu segua il tuo istinto, non credi?” mi aveva detto per l’ennesima volta fino a che le chiesi gentilmente di evitare di dirmi sempre la stessa cosa, siccome ci riflettevo abbondantemente già da sola;
-i nonni la pensavano come papà ma ci tenevano a chiedere spesso se io avessi capito bene e se mi fossi comportata a modo e gentilmente. Come se l’importo dipendesse da come ci si pone. Foss tropp bell! A quest’ora sarei, umilmente, proprietaria di un bel gran appartamento e almeno di una Defender 110, potrei permettermi vacanze stratosferiche in qualsiasi periodo dell’anno, ma non mi pare sia così per cui la gentilezza paga sempre ma non a soldi;
–i miei suoceri non hanno dubitato neanche per un secondo che era un perfetto contratto di lavoro, a prescindere dalla quota mancante. Quell’indeterminato faceva venire l’acquolina in bocca e nella Capitale così al primo colpo era più unico che raro;
-secondo R. dovevo capire se avrebbero rispettato quanto detto al colloquio, era una questione di principio altrimenti a quel punto potevo cercare altro, anche perché era uno sbatti arrivare al centro rispetto alla posizione di casa dei genitori della mia fidanzata.
Quando ho informato che avevano trovato una soluzione per arrivare alla cifra scritta sull’annuncio, non nascondendo il mio disappunto, furono tutti sollevati o quasi.
Avevano forse paura che mi prendeva la testa e mandavo tutto a fanciullo?
I buoni pasto arriveranno due mesi dopo. La tempistica sarà dettata dall’azienda dei buoni e soprattutto da Giorgio e la sua collega, L., che conoscerò meglio nelle prossime settimane.
In effetti L. si occupa del cuore della società, mentre io devo occuparmi dei soci. È una ragazza tanto disponibile anche se all’inizio mi sembrerà che nessuno, compresa lei, sappia mai niente, ovviamente sempre in riferimento al lavoro.
Nel frattempo ho indagato su questi benedetti ticket restaurant, volendo farli sembrare più cool di quello che sono, e devo dire che ho scoperto alcune cose interessanti!
Posso spenderli anche in alcuni fast food e ristoranti. Inutile fare l’elenco completo, in quel momento i miei occhi hanno brillato alla vista del McDonald’s.
Ho subito capito dove e come avrei speso una parte di quei, meno inutili, buoni pasto.
