Calzini
Scherzando e ridendo è passato un mese dal primo giorno di prova.
In questo mese ho provato ad incamerare quante più notizie possibili ma a volte mi sembra di non arrivare mai, che ci sono sempre cose che non ho portato a termine nel modo giusto.
È una corsa che faccio su un tappeto mobile in direzione opposta. Annaspo. Ho il fiatone. Tre passi avanti e due indietro. Perché?
Tra le altre cose, ho capito il motivo per cui nessuno resiste in questo posto di lavoro, a parte chi ha dei secondi fini che possono fruttare qualcosa di positivo alla propria carriera, perché i due soci sono come barattoli di fagioli in alluminio svuotati. Senza sostanza, probabilmente persa e calpestata durante gli anni per raggiungere vette verdi.
Classisti spregevoli e griffati.
Anime vendute al primo offerente che li ha ricoperti di cash e affisso i loro nomi alle bacheche in primo piano per riconoscerli e rivolgersi a loro prima che ad altri.
Ma ci credete che mi sono dovuta sentir dire che, non ricordo se da Giorgio o da S., Rasputin ha ordinato che io non dovevo mettere più calzini fantasiosi e camicie maschili. Preferiva la camicia con fronzoli, fiocchi, laccetti, colletti alla coreana, onde. Porca miseria tipo le camicie che si portavano nell’800 a corte, con quelle cascate di stoffa che quasi nascondevano le pance dei potenti.
Ci sono rimasta così male per i MIEI calzini che mentre li compravo neri e bianchi e grigi e blu mi si stringeva il cuore. Quando avrei potuto indossare quelli colorati e strani chiusi nel cassetto? Probabilmente solo nei weekend.
Avrei voluto così tanto ribellarmi a quella imposizione. Avrei voluto avere le palle di indossare calzini di topolino ogni qual volta quella stronza sputa veleno si sarebbe presentata nel suo ufficio.
Invece no.
Ma dove ca**o sta la Zeta che conosco? Quella che doveva far valere il suo pensiero sopra ogni altro. Quella che la testa si abbassa per schivare le bustine colorate piene di cacca lasciate incustodite e in giro per la Capitale non quando due coglioni inumani ti sgridano perché stai cercando di fare al meglio che puoi il tuo lavoro.
Dove si è andata a nascondere e perché mi ha abbandonata in questa dimensione dove mi sento perennemente giudicata adesso anche per come mi vesto?
È da lì che si è iniziato a spegnere a poco a poco qualcosa. Mi sono sentita impotente, non libera di fare quello che volevo.
Ma con chi potevo prendermela se non con me stessa per non aver saputo concludere nulla nella mia vita e ad essermi accontentata del primo lavoro dopo mesi di ricerche solo perché avrei finalmente avuto un contratto a tempo indeterminato?
Alla fine acquistai 8 paia di calzini della Tommy, smorti. Magari Rasputin sarebbe stata felice di vedere la bandierina del marchio invece di disegnini simpatici.
Mi volevano neutra come l’arredamento. Bianca come le pareti che odio.
Li avrei assecondati fino a perdermi definitivamente.
Cosa non si fa per i soldi? Per avere un minimo d’indipendenza?
Scendi a compromessi. Dopotutto mi mancava il coraggio anche di mandarli a fanculo.
Paradossalmente ho ceduto a mia volta l’anima ai padroni.
Più andiamo avanti e più ho paura di non avere le capacità di trovare un lavoro diverso.
Più andiamo avanti e più mi affeziono alle dirette collaboratrici di Rasputin che piano piano considero amiche.
Quindi alla fine mi continuo a chiedere cosa non si fa per non sentirsi “soli” e senza soldi?
