Pane integrale
Erano trascorsi un po’ di mesi, oramai si avvicinavano le vacanze di Natale e Rasputin aveva preso il “vizio” di mandarmi a comprare il pranzo per lei senza una precisa indicazione: -Cosa preferisce? –
-Vedi se hanno pane integrale con una verdura oppure una pizza bianca, sempre con una verdura, non voglio insaccati, non voglio formaggi, mi raccomando non sbagliare anche questo e non impiegarci un’eternità che dopo ho un cliente. –
Ecco, la premessa non era confortante e il suo tono di voce e modo di fare metteva l’ansia.
Ci tengo a fare una precisazione, a Napoli la pizza è quella tonda, grande, altrimenti ci sono le pizzette, ovviamente piccole, e in alternativa ce la focaccia, quindi quando Rasputin chiede una pizza bianca io sono convinta che sia una pizza tonda, olio e sale, con due verdure grigliate.
La prima volta che mi chiese di prenderle il pranzo entrai totalmente nel panico, dovevo essere rapida ma non conoscevo cosa cucinassero le tavole calde e i bar limitrofi, dopo svariate scelte errate, trovai una soluzione componibile. Al supermercato compravo un pane ai cinque cereali già tagliato e poi il bar/ristorante, dove la mattina prendevo il caffè, me lo farciva con le verdure grigliate. Il barista era davvero gentile.
Ahimè, fui così brava che Rasputin ogni volta che veniva voleva quel pranzo, peccato che quando al supermercato mancava il pane era una tragedia greca. Un paio di volte me la cavai con dei panini integrali fino a che i commessi del supermercato mi spiegarono che non si sarebbero più forniti di quel tipo di prodotto.
Ma che porca troia!
Spiegai a Rasputin, e anche a Giorgio, la situazione, non era colpa mia se non si trovava più quel cavolo di pane, non era colpa mia se lei sapeva mangiare solo quattro cose messe in croce, che non sapeva neanche scegliere in autonomia e si affidava a terze persone del quale non aveva alcuna fiducia, e alla fine non era neanche soddisfatta. Io camminavo con il sole o la pioggia alla ricerca di pane integrale e verdure non piene di olio ma saporite, no bollite che pare di mangiare all’ospedale.
Ero esaurita al massimo e il peggio doveva ancora arrivare, si presentò il 23 dicembre dopo una chiamata di Giorgio -Zeta purtroppo a Rasputin quel pane che hai comprato più volte le è piaciuto così tanto che lo vuole per Natale, ne vuole anche una bella quantità. –
-Quindi? Cosa dovrei fare? –
-Naturalmente lo devi trovare e acquistarne tre confezioni. –
-Giorgio ma ti ho già spiegato che il supermercato non lo vende più. –
-Vedi altrove, risolvi il problema. –
Questi sono pazzi e faranno impazzire anche me con queste richieste assurde.
Camminai per circa 2km avanti e indietro, alla ricerca di quel ca**o di pane che le avevo fatto scoprire io, maledetta! Nessuno lo teneva, si poteva ordinare ma non era garantito, in quei giorni di trambusto e di festa, che arrivasse in tempo, cioè un paio di giorni.
Ero così nel panico che l’unica soluzione che mi venne in mente fu di chiedere alla mia fidanzata se riuscisse lei nell’impresa, lo trovò vicino casa e io fui salva, ma spiegai per l’ennesima volta a Giorgio che quel pane non esisteva più e che non era fattibile che, a causa dell’ansia che mi veniva, avevo mandavo la mia fidanzata in giro.
Basta. Non posso abbassarmi a questi livelli di sottomissione, totalmente soggiogata, ho così paura di perdere il lavoro che faccio tutto quello che chiedono, è giusto?
Il concetto “fino a che ti pagano, fallo” non è corretto e ficca nella mente delle persone un tormento interiore, si finisce in un vortice da cui è complicato uscire.
