ZTL
Con l’arrivo del nuovo anno, e di nuovi membri poco sopportabili, scoprirò poi che le apparenze mi avevano ingannata, arrivarono tutta una serie di scadenze, personali dei soci, che non avevano nulla a che fare con l’azienda.
In particolare Grigio me ne diede una sfilza da rinnovare; che poi se uno si comportasse come si deve con i suoi dipendenti, magari, l’avrei pure ingoiato il rospo, impalato allo stuzzicadenti gigante, scondito e bruciacchiato; invece proprio non scese.
Devo fare un piccolo preambolo, io non vivo al centro di Roma e non guido taxi, non ho la licenza di un NCC e di conseguenza non necessito di un permesso ZTL per residenti o altro.
Il punto, semplicemente, era che non sapevo un accidente di nulla di come si rinnovasse, figuriamoci poi per acquistare il permesso per due automobili. Chiamai più volte il comune, perché ogni volta il Grigio si faceva venire in mente un dubbio nuovo.
Ma perché cazzo non chiama lei? Si scriva su un foglio tutte le domande che vuole fare al povero cristiano che lavora al comune e gliele faccia! Io: le devo aggiustare l’agenda per gli appuntamenti con i clienti, devo rispondere al fisso, devo pagare le altre scadenze, contattare l’assicuratore, prenotare la cena all’unico ristorante dove va a mangiare perché non alza il culetto per spostarsi di un metro in più con la macchina.
Naturalmente quando chiedeva se avessi svolto tutto e la mia risposta era un timoroso -Quasi – lui cambiava espressione iniziando a chiedere, senza voler ricevere risposta, altrimenti si incazzava ulteriormente, cosa facessi nel mio tempo per non aver ancora terminato quello che mi assegnava da fare quando veniva in presenza.
I miei pensieri, senza mezzi termini, erano: a Napoli si dice “mi sto grattando la fessa” ovviamente in senso ironico, ma non so se lei lo capirebbe.
Quindi tornavo nel mio tugurio, provando a fare tutto nel minor tempo possibile.
Dopo un’ora abbondante avevo trovato la quadra per i rinnovi dei permessi ZTL del Grigio, tra l’altro, dichiarando che la seconda auto la guidava la moglie, stava risparmiando qualche mila euro.
-Perfetto, mi serve entro domani. –
Era matematicamente impossibile, bisognava prenotare un appuntamento all’ACI, recarcisi, pagare, attendere e poi rilasciavano sti cavoli di tagliandi.
-Io come dovrei fare per tornare a casa mia? Cerca una soluzione, vai tu a pagarlo, io ho altro da fare, lavoro. –
Io mi gratto sempre!
In quei momenti di panico, spesso, chiamavo L., perché ci era già passata e magari aveva una soluzione che io non vedevo.
-Rifiutati Zeta, contatta uno che fa questo nella vita. Tu la dovresti vivere diversamente, ti vuole mandare su Mercurio? Vacci, per mezza giornata sarai fuori da questo posto che trasuda tossicità e tu invece sei come un cavallo, hai i paraocchi, t’impunti, vedi solo il lato negativo e non ti sto dicendo che hai torto, per carità, ma che vuoi fare? –
Niente, il lavoro mi serve. Ma non voglio andare all’ACI.
Lo feci educatamente presente al Grigio che di tutta risposta mi disse che era anche meglio affidarsi ad una persona che sapeva quello che faceva perché io non ne ero capace.
Sapeva spendere davvero parole confortevoli e cariche di fiducia.
Ma perché cazzo non ho ascoltato il mio sesto senso invece delle voci di tutti quelli che ora non sono qui a sentirsi svalutati dalla mattina alla sera?
